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Scatolette per cani (e gatti): l’incredibile scoperta dei ricercatori…

scatolette per cani

Più di una volta nei nostri articoli abbiamo sottolineato quanto sia importante una dieta sana ed equilibrata per preservare la salute dei nostri animali da compagnia.

Lo sapete ad esempio che recentemente è stata fatta una scoperta inquietante in merito al contenuto delle scatolette per cani e gatti?

Carne di squalo nelle scatolette per cani (e gatti)

Certo che scegliere quale tipo di alimentazione sia più adatta ai pet non è affatto semplice.

Molti, concorderebbero nel ritenere che la dieta casalinga sia la migliore.

Ma cosa ci garantisce che i pasti che prepariamo per Fido siano realmente equilibrati?

Di contro, c’è chi sostiene che le crocchette e l’umido industriali rappresentino un’alternativa validissima, se non altro perché studiate e bilanciate.

Ma si è poi certi della qualità della materia prima che contengono?

Eh no, orientarsi è difficile.

Una mano la danno certamente le etichette alimentari.

È fondamentale imparare a leggerle, per rendersi conto di cosa effettivamente contengano le scatolette di cibo per animali domestici.

I dubbi sono assolutamente leciti, dal momento che due ricercatori dello Yale-NUS College, Ben Wainwright e Ian French di Singapore, che hanno scoperto la presenza di nientepopodimenoche carne di squalo.

Fatto grave per diversi ordini di motivi:

  1. perché si tratta di animali “sensibili”, tanto che la maggior parte delle quasi 400 specie conosciute, negli ultimi 50 anni ha subito un declino che sfiora il 70%. Anzi, alcune delle specie rinvenute nel pet food sono inserite nella Lista rossa del IUCN (International Union for Conservation of Nature) come “vulnerabili”, e tra queste:
    • lo squalo seta
    • lo squalo pinna bianca del reef
    • la verdesca
    • lo squalo tigre della sabbia
    • lo squalo “donnola falcetto”
    • lo squalo naso aguzzo dei Caraibi
  1. perché le etichette di molte marche di cibi riportano diciture generiche come “fish” (pesce) “ocean fish” (pesce oceanico) o “white fish”
  2. perché “la stragrande maggioranza di proprietari di cani e gatti, se sapessero che acquistando determinate confezioni di cibo per animali stanno inconsapevolmente contribuendo alla scomparsa degli squali, quanto meno si allarmerebbero“.

Lo studio che ha condotto alla (macabra) scoperta

I due ricercatori, allertati proprio dalla genericità delle indicazioni riportate nelle scatolette, sono ricorsi al DNA barcoding, metodica molecolare che identifica entità biologiche -piante o animali che siano- analizzando le variabilità di un marcatore molecolare che consente di trovare la corrispondenza (anche con una minima sequenza di DNA).

I test sono stati condotti su 45 tipi di cibo per animali di 16 marche diverse.

Dei 144 campioni sequenziati, 45 (circa un terzo) contenevano DNA di squalo.

Come i grandi predatori dei mari finiscano nelle scatolette di Fido non è chiaro.

È plausibile che si tratti di carcasse di animali catturati e mutilati delle pinne, che hanno un valore ben più alto della carne, perché vendute a peso d’oro nei mercati orientali (e non solo). 

È questa barbarie (diciamolo), assieme alla pesca intensiva, che sta mettendo a repentaglio la sopravvivenza degli squali.

Come si potrebbe arginare il problema (se non altro, quello di finire nelle bocche dei nostri pelosi)?

Sicuramente imporre per legge un’etichettatura più trasparente darebbe già una grossa mano per la salvaguardia di questi predatori e della biodiversità degli oceani…

Credits Foto: Pixabay.com

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