In Italia 10 cani ogni 1.000 esemplari finiscono avvelenati. E il coronavirus ha prodotto una recrudescenza di odio sociale verso i proprietari di animali, cani in particolare. Lo attestano i dati, che segnano un’espansione del fenomeno.
Durante il lockdown i proprietari di cani sono stati spesso additati come possibili untori per la loro possibilità di uscire per portare a passeggio il quattro zampe. Non solo: in molti hanno amplificato la rabbia altrui lasciandosi andare – al riparo dagli sguardi – a comportamenti incivili come la mancata raccolta dei bisogni di Fido.
Il mix rischia di diventare esplosivo, e soprattutto letale per i poveri cani. L’allerta è massima e i nuclei cinofili antiveleno sono chiamati sempre più spesso a entrare in azione. I dati consolidati, intanto, si arrestano al 2019 e già da prima dell’emergenza pandemica disegnavano il quadro di intolleranza crescente verso i cani.
Tra il 2016 e il 2019 i casi di avvelenamento registrati sono balzati da 23.500 a 80.000. Se in Italia si stimano circa 7 milioni di cani, gli esperti calcolano che 10 di loro ogni 1.000 rimangano vittima di avvelenamento. Tra questi, nel 2018 circa un terzo ha perso la vita. Ancora, i cani rappresentano il 9% del totale della fauna avvelenata.