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Epatite Cronica nel cane


L’epatite cronica nel cane è una malattia infiammatoria e degenerativa che colpisce il fegato.

Ha insorgenza lenta e andamento cronico e progressivo.

E questo la rende difficile da diagnosticare.

Vediamone insieme caratteristiche, cause, e possibili terapie…

Cosa causa l’epatite cronica nel cane?

Innanzitutto è fondamentale una distinzione:

  • l’epatite cronica primaria: la patologia origina nel fegato e lo coinvolge direttamente causando alterazioni significative
  • l’epatite cronica secondaria: il processo patologico origina al di fuori del fegato (ad esempio nell’intestino, nel pancreas o nel cavo orale) con coinvolgimento solo successive del fegato e alterazioni lievi e poco significative.

La vera causa della forma primaria è in buona parte sconosciuta, ma si sospetta sia dovuta a un’errata attivazione del sistema immunitario nei confronti di componenti cellulari del fegato con successivo instaurarsi di un processo infiammatorio che a sua volta porta all’instaurarsi di danni irreversibili (malattia su base immuno-mediata).

La disfunzione del sistema immunitario potrebbe essere causata da:

  • Malattie infettive 
  • Malattie metaboliche
  • Farmaci e tossine ambientali.

Eppure si tratta solo di ipotesi.

Un’altra causa è rappresentata dall’accumulo eccessivo di rame all’interno del fegato (epatite cronica rame associata).

In alcune circostanze, il meccanismo di trasporto e/o espulsione del rame funziona male, determinando accumulo oltremisura di questo metallo nel fegato.

Ciò causa ossidazione e morte delle cellule epatiche, oltre ad una risposta infiammatoria massiccia.

Nulla esclude però, che in alcuni casi di epatite cronica su base immunomediata, l’accumulo di rame avvenga secondariamente alla perdita di funzione delle cellule del fegato causata dal processo infiammatorio (accumulo di rame secondario).

La comprensione se si tratti del primo o secondo caso risulta fondamentale ai fini della scelta della terapia più adeguata.

Per la quale necessita la misurazione della quantità di rame presente nella biopsia epatica.

Sintomi dell’epatite cronica canina

Come detto insorgenza e sviluppo dell’epatite cronica nel cane possono essere silenziosi, con sintomi clinici che appaiono se non in stato avanzato.

A tal proposito è utile sapere che, al di là del fatto che l’insorgenza può coinvolgere cani di qualsiasi razza, sesso ed età, esisterebbe una predisposizione, per cui quelli maggiormente a rischio sarebbero:

  • Dalmata (forma rame-associata)
  • Labrador Retriever (entrambe le forme)
  • Doberman Pinscher (entrambe le forme)
  • West Highland White Terrier (forma rame-associata)
  • Bedlington Terrier (forma rame-associata su base genetica)
  • English e American Cocker Spaniel (forma immunomediata)
  • English Springer Spaniel (forma immunomediata).

Mediamente gli esemplari colpiti hanno intorno ai 7 anni, ma cani più giovani o più anziani non sono affatto immuni.

Alcuni studi hanno inoltre riscontrato una maggiore incidenza nelle femmine soprattutto per le razze Labrador Retriever, Doberman, Dalmata e English Springer Spaniel.

I maschi più a rischio invece sarebbero quelli di razza American e English Cocker Spaniel. 

Per quanto concerne i sintomi, tra i più frequentemente notati:

Riduzione dell’appetito 61%
Letargia/depressione 56%
Colorazione giallastra di occhi, mucose orali e cute 34%
Distensione addominale da liquido 32%
Aumento della sete e dell’urinazione (polidipsia/poliuria) 30%
Vomito 24%
Diarrea 20%
Sintomi neurologici (encefalopatia epatica) 7%

 

Diagnosi della malattia al fegato nel cane

Un aiuto dal punto di vista diagnostico viene fornito dagli esami di laboratorio.

Quello più utile è il profilo biochimico.

In particolare, se l’enzima ALT supera di 2 volte il range e per più di 2 mesi, è praticamente certo un danno significativo alle cellule epatiche.

Altre alterazioni del profilo biochimico includono:

  • un aumento (inferiore in proporzione a quello della ALT) di altri enzimi del fegato come la ALP, la GGT e la AST
  • l’aumento della bilirubina (iperbilirubinemia)
  • nei casi avanzati con insufficienza epatica, la diminuzione del glucosio, del colesterolo, delle albumine e della BUN
  • negli stadi terminali della malattia (cirrosi), la perdita di massa vitale del fegato e una quantità degli enzimi epatici nella norma o al di sotto dei range di riferimento.

L’esame ecografico permette di valutare forma, dimensione e struttura del fegato, delle vie biliari e delle strutture vascolari associate, mentre la sua utilità nella diagnosi dell’epatite cronica è relativamente bassa.

Indispensabili invece per confermare la diagnosi una biopsia epatica e il successivo esame istologico.

Unitamente è consigliato un esame colturale della bile e delle colorazioni speciali per valutare l’accumulo di rame o pigmenti all’interno delle cellule del fegato.

Terapia e prognosi dell’Epatite Cronica nei cani

A seconda che si tratti di una forma immunomediata o rame-associata, si deciderà per la terapia migliore, in aggiunta a quella volta a controllare i sintomi e le complicazioni della malattia.

Nel caso della epatite cronica immunomediata vengono prescritti immunosoppressori e farmaci di supporto come antiossidanti, dieta con bassissima quantità di rame e proteine di alto valore biologico.

Solitamente la terapia dura almeno 12 mesi, durante i quali si effettueranno tentativi di riduzione del dosaggio del farmaco in base alla risposta clinica e al miglioramento della concentrazione ematica di ALT.

Tuttavia in alcuni casi il trattamento andrà protratto a scadenza da definirsi.

Nell’epatite cronica rame-associata bisognerà utilizzare farmaci cosiddetti “chelanti del rame” (come la D-penicillamina) che riducono l’assorbimento intestinale del rame e favoriscono l’eliminazione di quello accumulato a livello epatico.

Si aggiungeranno farmaci antiossidanti e dieta a basso contenuto di rame.

Solitamente saranno necessari 6-9 mesi per ridurre in maniera efficace la quantità di rame accumulata nel fegato.

La prognosi dipende dallo stadio della malattia e dalla tempestività della diagnosi e della terapia.

Tra i fattori prognostici negativi ci sono:

  • riscontro di iperbilirubinemia al profilo biochimico
  • presenza di ascite all’esame ecografico (associata a fibrosi e ipertensione portale)
  • gravità ed estensione della fibrosi all’esame istologico.

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