La Spagna, purtroppo, non si è sempre distinta per la sua sensibilità animalista.
Per fortuna però la coscienza animalista sta guadagnando terreno, non senza ostacoli e battute d’arresto.
Si pensi alla proposta di legge sul benessere animale presentata lo scorso ottobre dal Ministero dei Diritti Sociali guidato dalla leader del partito Podemos, Ione Belarra.
Agguerrite sono state le polemiche in merito.
Vediamo la questione nel dettaglio…
La situazione del benessere animale in Spagna
Nella patria della Corrida e dello “scandalo” dei galgos -addestrati e spesso torturati per correre, e massacrati quando non ne hanno più la forza- cacciatori e allevatori si sono opposti.
Sostenendo che non sia corretto paragonare i cani che vivono nelle famiglie con quelli utilizzati per la caccia e per la pastorizia.
Questi piuttosto sarebbero da equiparare a strumenti di lavoro.
Per cui se ne dovrebbe occupare il Ministero dell’Agricoltura, e non quello dei Diritti Sociali.
La nuova proposta di legge ha l’obiettivo di riconoscere ogni animale come essere senziente e meritevole di pari dignità nella società.
Non a caso, all’interno della proposta di legge non viene più utilizzato il termine “proprietario” ma “persona responsabile dell’animale”.
Un termine che ha l’obiettivo di sottintendere la responsabilità che deriva dalla scelta di convivere con un altro essere vivente.
I punti oggetto della violenta opposizione riguardano in primis l’obbligo che gli allevatori di animali da compagnia siano professionisti iscritti ad un apposito albo.
Dunque, non sarà più possibile commercializzare cani nati da cucciolate domestiche oppure sprovvisti di microchip.
In secondo luogo, l’unificazione dell’anagrafe canina nazionale.
Come in Italia, anche in Spagna i dati riguardanti le identità degli animali domestici sono di pertinenza delle Comunità Autonome (le nostre regioni).
La mancanza di un registro nazionale, però, favorisce il traffico illecito di cuccioli tra le diverse zone del paese.
Non si tratta assolutamente di un’evoluzione di poca importanza, considerando che solo nel 2019 sono stati abbandonati 306 mila animali da compagnia.
Congiuntamente alla succitata proposta di legge, è stata approvata anche una modifica del Codice Penale.
Essa ha inasprito le pene per i reati di crudeltà e maltrattamento, innalzando a 24 mesi di reclusione quelli che causeranno la morte degli animali, e a 18 quelli che richiederanno visite veterinarie.
Il benessere degli animali da compagnia negli ambienti rurali
L’ultima versione della proposta di legge, aggiornata all’8 marzo 2022, comprende anche gli articoli 41 e 42, dedicati unicamente ai cani degli ambienti rurali.
Nell’articolo 41, denominato “cani da pastore e da guardia delle greggi”, si stabilisce che:
- tutti i cani che, per svolgere le proprie mansioni, avranno libero accesso agli ambienti esterni senza la supervisione diretta del proprio umano, dovranno essere dotati di un sistema di geolocalizzazione che permetta di individuarne la posizione in ogni momento
- se i cani saranno più di uno e di sessi distinti, almeno tutti i membri di uno dei due sessi dovranno essere sterilizzati
- ognuno di loro dovrà essere iscritto al registro degli animali da compagnia e abbinato al nome del suo responsabile
- il cane impiegato nel lavoro non potrà essere di età inferiore ai 18 mesi
- un veterinario professionista si occuperà di stabilire quando ognuno di essi raggiungerà l’età pensionabile, determinata sulla base delle capacità fisiche e psicologiche del singolo
- la persona giuridica responsabile dell’animale mantiene la proprietà fino al momento in cui viene individuato un futuro adottante, sempre che non decida di tenerlo con sé, come sarebbe invece auspicabile.
Stesse norme vengono sancito nell’articolo 42, dedicato ai cani utilizzati per le attività venatorie.
Escludere gli animali degli ambienti rurali, come avrebbero voluto allevatori e cacciatori, sarebbe significato creare una distinzione specista e razzista.
Mentre il benessere animale non deve conoscerne!
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