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Psicologia canina e comportamento del cane, come approcciarsi a fido

psicologia canina



Psicologia canina. Come interpretare e correggere i problemi di comportamento del cane Copertina flessibile – 27 apr 2017
di William E. Campbell (Autore), F. Monti (a cura di)

In questo articolo ci occuperemo di psicologia canina. Che il cane non sia dotato di linguaggio non significa affatto che non comunichi, col padrone e coi suoi simili, ma solo che adopera uno strumento differente.

Si tratta del linguaggio corporeo -mimica facciale, e dunque bocca, occhi, orecchie, ma anche posture, rumori e odori: ecco perché comprendere questo linguaggio, e la psicologia canina che c’è dietro tutte le razze di cani, aiuta il padrone a vivere meglio con Fido.

La psicologia canina, che oscilla tra le scienze cognitive e quelle veterinarie, studia e analizza non solo il comportamento del cane, ma soprattutto la relazione con l’umano.

Questo perché un presunto comportamento sbagliato del cane è dovuto a un’incomprensione tra uomo e animale.

Ad aver inaugurato questa nuova scienza è Vittorino Meneghetti (educatore e addestratore), che col Manuale della moderna psicologia canina applicata fonda un metodo per l’educazione e l’addestramento del cane basato sull’applicazione di etologia (che studia la psiche animale nel habitat originario) e psicologia (che invece l’analizza in relazione all’ambiente domestico).

Alcuni principi di base di questa disciplina sono:

  1. le associazioni positive con l’ordine ricevuto: queste, e non la paura, devono spingere il cane all’obbedienza
  2. le ricompense e le esperienze positive (come le lodi): si imprimono nella memoria del cane e portano al comportamento desiderato
  3. le regole univoche e la gerarchia chiara: rappresentano bisogni dell’animale
  4. la violenza non serve a nulla: dunque è bandita
  5. la pazienza è una virtù imprescindibile!

Psicologia canina: come funziona la mente di Fido

Fino a qualche tempo fa il comportamento del cane veniva interpretato in chiave comportamentista, per cui il cane avrebbe agito secondo uno “schema” stimolo-risposta basato sull’istinto.

Grazie alle moderne tecnologie (tra le quali la risonanza magnetica) ci si è resi conto che Fido, esattamente come noi, possiede un sistema limbico e sarebbe quindi in grado di provare emozioni di base e di comportarsi di conseguenza. 

È proprio su queste emozioni che è necessario lavorare nel processo di educazione, premiando i comportamenti buoni e ignorando quelli sgraditi.

E’ dunque controproducente utilizzare un tono di voce alto, e ancor di più qualsiasi azione violenta; piuttosto è opportuno invitare Fido a smettere di fare quel che sta facendo e a mettere in atto un comportamento per cui sarà premiato.

Il trucco è prima di tutto osservare il più possibile il proprio peloso, cercando di capire quale reazione viene innescata al momento di uno stimolo esterno, sia esso un comando, un gioco, un ostacolo.

In due parole è necessario, come si diceva all’inizio, osservarne il linguaggio del corpo.

Si pensi ad esempio a cosa comunica la coda: se alta e scodinzolante è segno di felicità, se bassa e messa tra le zampe indica paura, se rigida nervosismo.

Stessa cosa si può dire della mimica facciale: se le orecchie sono alte il cane è in attesa di qualcosa, se basse indicano piacere o paura; se vengono mostrati i denti è sinonimo di aggressività (o al contrario sottomissione), allo stesso modo che se gli occhi sono spalancati.

A dover essere analizzata, come detto, è però la relazione con l’uomo, e dunque anche il linguaggio del corpo del padrone.

Per cui, se si vuole migliorare il livello di comunicazione col quattro zampe, bisogna “imparare a porsi”: ad esempio, accovacciarsi a terra spalancando le braccia è un segno di accoglienza, mentre stare in piedi fissando l’animale è un atteggiamento di minaccia.

Basi della psicologia del cane

Ci sono alcuni assunti di base fondamentali per la comprensione del comportamento canino:

  • affetto: come gli umani, anche gli animali, e in particolare i cani, necessitano di relazioni affettive, tanto che quella che instaurano col padrone è molto simile a quella che intercorre tra padre e figlio; e dunque l’eccesso di nervosismo, l’aggressività o il comportamento distruttivo dipendono dalla relazione che si è costruita
  • socializzazione: per avere un cane equilibrato è necessario tenerlo a contatto con altre persone e altri animali, anche in ambienti nuovi (molti problemi comportamentali sono legati alla mancanza di socializzazione)
  • gerarchia: i cani discendono dai lupi e necessitano di una gerarchia, se si vogliono scongiurare lotte domestiche per il potere
  • vissuto: conoscere il passato del cane significa comprendere l’origine di molti dei suoi comportamenti, anche problematici (un cane che è stato per strada o ha subito dei maltrattamenti, ad esempio, mostrerà segni di stress, depressione, aggressività, eccessivo attaccamento al padrone, agli oggetti, o al cibo).

Alcune curiosità che riguardano la mente del cane

La scienza ha fatto passi straordinari nella comprensione di quello che succede nella mente di un cane. Ecco alcune cose che forse non ci si aspetta:

1.     i cani possono sognare: tracciando l’attività cerebrale durante il sonno si è scoperto che certamente i cani sognano in modo simile  a noi; l’agitare le zampe, il contrarsi e il mugolare non sono segno di sofferenza, dal momento che i sogni più comuni sono felici e riguardano attività come giocare, cacciare una preda, correre in libertà (e altri eventi sperimentati nel quotidiano). Pare inoltre che cani di piccola taglia sognino più frequentemente di quelli di taglia grande

2.     comprendono la funzione del latrato: l’animale capisce che il suo latrato provoca una reazione nei padroni, dunque se questi associa l’abbaiare del cane vicino alla ciotola aduna richiesta di cibo e l’asseconda, avrà poi difficoltà a controllare il suo abbaiare

3.     possiedono l’intelligenza di un bimbo di circa 2 anni: infatti possono imparare a contare, comprendere circa 150 parole, risolvere problemi semplici

4.     capiscono il tono della voce: così toni felici rendono il cane eccitato e giocoso, toni arrabbiati lo fanno intristire o spaventare, quelli impauriti possono spingerlo ad intervenire in difesa del padrone, e toni addolorati possono invece determinare un atteggiamento di conforto

5.     possono provare gelosia: gli studiosi l’hanno capito facendo eseguire a 2 cani dei comandi e premiando uno solo di essi: quello non premiato ha mostrato segni di agitazione

6.     non provano senso di colpa: l’espressione di tristezza che compare sul muso di Fido quando combina un guaio non è dettata dal dispiacere della marachella, ma è piuttosto una reazione allo sguardo di disapprovazione che compare sul viso del proprietario o al tono arrabbiato o deluso della sua voce, oppure è imputabile ad una prefigurazione delle conseguenze negative che stanno per arrivare

7.     non si vendicano: in realtà i dispetti fatti per vendicarsi richiedono una forma di premeditazione che i cani non hanno; essi agiscono in modo immediato quando vengono attaccati ma non sembrano avere la capacità mentale di progettare intenzionalmente atti di vendetta; i “dispetti” potrebbero piuttosto rappresentare l’esternazione di una condizione di stress

8.     necessitano sia di amore che di disciplina: se non sperimentano la disciplina con una formazione efficace e coerente e se i padroni non prendono una posizione dominante, i cani soffrono, si sentono confusi, e diventano instabili e insicuri.

E dopo questi chiarimenti e suggerimenti di psicologia canina non si può che augurare a tutti un rapporto migliore con Fido.

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