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Sterilizzazione cane femmina in laparoscopia: un’alternativa interessante

Sterilizzazione cane femmina in laparoscopia

Le tecniche di chirurgia laparoscopica sono ormai ampiamente diffuse, dal momento che consentono di intervenire in modo molto meno invasivo rispetto alla chirurgia classica.

E questo vale sia per gli umani che per gli animali.

Vediamo allora quali sono i vantaggi di effettuare una sterilizzazione del cane femmina in laparoscopia.

Confronto tra sterilizzazione del cane femmina in laparoscopia e con tecnica tradizionale

Sull’importanza di sterilizzare le cagne non dovrebbero esserci dubbi.

Basti pensare che si tratta di un intervento che non solo consente di evitare gravidanze indesiderate (e questo sarebbe, forse, il minore dei mali), ma che funge da prevenzione per malattie importanti come la piometra e i tumori mammari, oltre a infezioni uterine e gravidanze isteriche.

Tuttavia si tratta pur sempre di un intervento chirurgico e, in quanto tale, non completamente esente da rischi.

Tra questi, ad esempio, un’ipoplasia della vulva, qualora si sterilizzi in età prepubere (prima dei 7/10 mesi nei cani di piccola taglia e 1/2 anni in quelli di grossa taglia).

Oppure, una maggior tendenza ad ingrassare, soprattutto in quelle razze già predisponete (Labrador, Carlini, etc.)

O ancora l’incontinenza (con una sterilizzazione precoce, cioè che precede il primo calore, l’incidenza dell’incontinenza viene notevolmente ridotta; tuttavia, qualora il problema si presenti, risulta più marcato).

A ciò poi si aggiungono le caratteristiche stesse dell’intervento tradizionale, che prevede di:

  • eseguire un taglio
  • spostare e divaricare i muscoli
  • tirare fuori degli organi
  • stirare i legamenti che tengono quei muscoli in quella sede
  • richiudere il taglio con dei punti.

E le conseguenze del post-operatorio:

  • somministrazione di antibiotici, antidolorifici e fermenti lattici
  • osservanza del riposo assoluto, per consentire la guarigione della ferita
  • controllo e successiva rimozione dei punti.

E tutto questo con la presenza forzosa del collare Elisabetta, che impedisce all’animale di mordersi e leccarsi, ma che ne limita pesantemente anche la libertà di movimento e l’equilibrio.

Ben diverso l’iter della chirurgia mini invasiva.

Questa, infatti, non espone gli organi ma entra, attraverso due o tre forellini (a seconda del tipo di intervento) direttamente nell’organismo, con l’ausilio di una piccola telecamera che guida i movimenti.

Proprio per questo, operare in laparoscopia permette di evitare punti di sutura, farmaci, riposo e immobilismo.

Non c’è inoltre pericolo che la ferita possa infettarsi, perché ferite non ce ne sono!

Laparoscopia nel cane: precisazioni a riguardo!

A questo punto è bene sfatare alcuni miti (negativi)…

Alcuni sostengono che la chirurgia mini invasiva sia controindicata sugli animali di piccole dimensioni, come i gatti o le razze toy.

Si tratta di un falso.

La chirurgia mini invasiva è SEMPRE indicata, a patto che venga praticata da personale esperto.

A questa risposta si collega un’altra diceria.

Vale a dire che l’intervento di sterilizzazione laparoscopica duri di più, e che dunque l’impatto dell’anestesia risulti potenzialmente più grave.

Se ci si affida ad un chirurgo capace, e preparato nella suddetta tecnica, l’intervento ha la medesima durata di quello tradizionale.

Insomma, sebbene sia indiscutibilmente più costosa, la sterilizzazione del cane femmina in laparoscopia è un’alternativa di certo interessante.

Credits Foto: Clinica Veterinaria Città di Lodi clinicavetlodi.com

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