Un controllo mirato nelle campagne di Saluzzo ha acceso i riflettori su una realtà che riguarda la comunità e la responsabilità di chi vive accanto agli animali. Durante le ispezioni, le guardie zoofile hanno rilevato la presenza di 15 cani detenuti in condizioni che non rispettano i requisiti minimi di benessere: box stretti, pavimenti sporchi, poca o nessuna protezione dall’umidità e dal freddo, e la mancanza di elementi fondamentali come rifugi adeguati o cucce isolanti. In uno dei contesti più critici, quattro cani condividevano un unico riparo tra ossa, stracci e feci, in una scena che ha suscitato forte preoccupazione tra gli operatori. La situazione, inoltre, evidenzia l’assenza di microchip in molti casi, complicando non solo la rintracciabilità ma anche le opportunità di adozione futura. È chiaro che il capitolo di Saluzzo richiede una riflessione ampia su come le norme di protezione degli animali vengano applicate e su cosa si possa fare, subito, per restituire dignità a questi animali d’affezione e creare percorsi chiari verso nuove famiglie.
Indice Articolo
Scoperta nelle campagne di Saluzzo
Nelle ispezioni condotte di recente, due cascine hanno mostrato condizioni di detenzione particolarmente preoccupanti: cani rinchiusi in box angusti, senza spazi adeguati, alimentazione regolare o accesso a cucce isolanti. L’assenza di un sistema di tracciabilità efficace è un altro elemento che complica l’ adozione futura e la tutela del benessere animale. L’intervento è stato possibile grazie all’interoperabilità tra le guardie zoofile e le istituzioni locali, che hanno immediatamente valutato lo stato di salute degli esemplari e la necessità di interventi mirati per evitare sofferenze prolungate.
Criticità e limiti del sistema di controllo
Dal sopralluogo emergono nodi irrisolti nel sistema di controllo sul territorio. Le guardie zoofile denunciano una vigilanza spesso frammentata e carente di procedure efficaci: ASL veterinarie e Polizie Locali operano per conto dei Sindaci, ma mancano linee guida comuni, risorse e reti di collaborazione. La legge impose ai sindaci la tutela degli animali e l’osservanza delle norme di protezione, ma l’assenza di strumenti adeguati può vanificare i rilievi. Anche la Procura incontra ostacoli nel riconoscere maltrattamento e sostenere sequestri, nonostante la legge 82/2023 che ha aggiornato il codice penale.
Condizioni di detenzione nelle campagne
Nelle aree rurali la detenzione scorretta resta una realtà diffusa: cani legati a catena, costretti a vivere in box sporchi senza cucce adeguate o chiusi in cascine abbandonate, lontani dalla socializzazione e dalla vita familiare. Questa situazione contrasta con norme che vietano l’uso della catena, impongono spazi puliti e acqua fresca, e chiedono cucce coibentate. L’adozione di pratiche più responsabili resta una domanda cruciale per il territorio e per chi se ne occupa.
L’appello all’adozione e i prossimi passi
Le guardie zoofile annunciano che continueranno a monitorare il territorio e lanciano un appello concreto: cercano famiglie disponibili ad adottare i cagnolini recuperati durante i controlli. Chi è interessato può contattare il numero 347 4816864. L’iniziativa, oltre a offrire una casa sicura agli animali, intende stimolare una riflessione su misure preventive e su una gestione più trasparente delle risorse dedicate al benessere degli animali d’affezione.
Verso una tutela più efficace degli animali d’affezione
Il percorso di tutela richiede una collaborazione più stretta tra enti locali, forze dell’ordine e istituzioni sanitarie. È necessario rafforzare i controlli, snellire i percorsi di segnalazione e destinare risorse al mantenimento degli animali sequestrati finché non trovano una nuova casa. La riforma recente invita a colmare le lacune tra norme e pratica quotidiana, promuovendo una protezione più efficace di cani e gatti e una cultura di rispetto per gli animali d’affezione.



