Nell’ultimo anno sono aumentati i sequestri di animali domestici appartenenti a persone senza fissa dimora che li impiegavano per scopi di accattonaggio.
Sono stati scoperti dei veri e propri traffici illeciti di cani importati dall’Est d’Europa in condizioni spesso disumane, proprio per essere impiegati nella richiesta di elemosina nelle grandi città.
Facendo leva sulla compassione, i soldi provenienti da questa pratica, finanziavano giri clandestini illegali.
Tuttavia, l’accattonaggio non è mai stata una pratica vietata da disciplina nazionale, bensì solo in alcuni Comuni d’Italia. Vi è infatti una legge locale, presente in molti regolamenti comunali italiani, che che per anni aveva tutelato chi, tra le persone impegnate nell’accattonaggio, dichiarava di “vivere un legame autentico con il proprio cane”. Coloro che possedevano un compagno di strada non potevano essere private di quest’ultimo, nemmeno se il cane verteva in condizioni di parziale degrado (es, scarsità di cibo, mancanza di un tetto sopra la testa, esposizione alle intemperie).
Di fatto, in molti regolamenti di Polizia Urbana locali, si impediva la sottrazione dei cani ai senzatetto perché considerati “compagni di strada”. Quella clausola rendeva impossibile così un controllo efficace e capillare sulle situazioni individuali di coloro che utilizzavano il cane per mendicare. Era infatti sufficiente una dichiarazione, per bloccare ogni intervento della polizia locale.
Il Comune di Trento ha scelto però di cambiare questa regola con una delibera approvata dal Consiglio, il quale ha approvato il nuovo provvedimento con 37 voti favorevoli e un solo astenuto.
Da oggi sarà vietata qualsiasi forma di accattonaggio mediante animali nella città e per coloro che trasgrediranno ci sarà il sequestro del quattro zampe.
I cani confiscati saranno trasferiti presso “oasi temporanee nei canili”, in attesa di essere valutati e di comprendere se ci possano essere degli effetti negativi del condurre quel tipo di vita.



