È a processo per la barbara uccisione di un cagnolino, un uomo di Monte Sant’Angelo (Foggia) che oggi chiede la messa alla prova.
L’istituto processuale della messa alla prova, si basa sulla sospensione del processo penale con un periodo di prova per l’appunto, in cui l’imputato deve compiere attività riparative e rispettare le prescrizioni legali.
Se la messa alla prova dovesse essere espletata con successo, l’imputato potrebbe non dover mai pagare ammenda per il suo gesto di vigliaccheria e crudeltà.
La richiesta in questione ha fatto infuriare gli animalisti, che sono intervenuti tramite la Lndc Animal Protection, rappresentata legalmente dall’avv. Michele Pezone, responsabile Diritti Animali.
Gli animalisti dicono “no” alla messa alla prova e auspicano una pena severa per l’uomo che un anno fa si macchiava del reato. A supporto del “no” vi è la gravità dei fatti commessi che non permetterebbe la commutazione della pena in attività riparatrici come richiesto dall’avvocato della difesa.
La messa alla prova è uno strumento previsto dal diritto penale italiano che consente all’imputato di evitare il processo, ma tuttavia non può essere usato come scappatoia di fronte a fatti gravi. La questione ha fatto infuriare l’opinione pubblica e la stessa comunità di Monte Sant’Angelo che chiede giustizia per il povero cane.
Gli animali sono esseri senzienti ed innocenti, pertanto chi commette reato deve scontare la propria pena.
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