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Enrico Rizzi e Paolo Desanctis a Caccuri (KR) in difesa di Giandomenico Oliverio



Caccuri è stata teatro, ieri, di una partecipata manifestazione di solidarietà: più di 300 persone hanno invaso pacificamente le strade del borgo calabrese per esprimere vicinanza a Giandomenico Oliverio, volontario impegnato nella tutela degli animali, oggi coinvolto in una complessa vicenda giudiziaria. Il sequestro di 30 cani che accudiva nella sua struttura agricola ha innescato un’ondata di sostegno che ha superato i confini locali. All’iniziativa hanno preso parte anche noti esponenti del mondo animalista, tra cui Paolo De Sanctis ed Enrico Rizzi, uniti nel chiedere chiarezza e giustizia.

Il 19 aprile scorso, le forze dell’ordine hanno messo sotto sequestro i cani ospitati da Oliverio con l’accusa di maltrattamenti e gestione non autorizzata di un canile. Oliverio, che da anni si dedica al salvataggio e al trasporto di animali randagi in cerca di adozione, respinge ogni accusa, ribadendo di aver sempre agito nel pieno rispetto del benessere animale. Ha inoltre denunciato pressioni e controlli ripetuti da parte delle autorità nel corso dell’ultimo anno.

La manifestazione di solidarietà rappresenta solo uno dei numerosi gesti di sostegno ricevuti: nei mesi scorsi, una raccolta fondi lanciata da privati cittadini aveva già permesso di raccogliere circa 2.000 euro, destinati a coprire una sanzione amministrativa di 1.500 euro inflitta dall’Asp di Crotone. A rendere ancora più forte il messaggio dell’iniziativa, l’appoggio ufficiale del sindaco di Caccuri, Luigi Quintieri, che ha chiesto lui stesso che la comunità potesse esprimere il proprio dissenso.

Al centro della protesta non c’è solo la difesa di Oliverio, ma un grido collettivo per il riconoscimento del ruolo svolto dai volontari che, spesso da soli, cercano di colmare le lacune lasciate dalle istituzioni nella gestione del randagismo. Due voci di spicco del mondo animalista, Enrico Rizzi e Paolo De Sanctis, hanno rilasciato dichiarazioni forti, sottolineando l’ingiustizia che, a loro parere, sta subendo Oliverio.

Enrico Rizzi ha espresso con fermezza il proprio sdegno:
“Giandomenico è una persona che da anni opera con passione e generosità per salvare cani randagi. È evidente che stia subendo un accanimento da parte delle istituzioni, che lo hanno addirittura denunciato per maltrattamenti. È una situazione che grida vendetta.” Rizzi ha evidenziato come il caso Oliverio sia emblematico del fallimento sistemico nella gestione del randagismo, non solo in Calabria, ma in tutta Italia:
“Non ha mai sottratto animali a nessuno, non li ha comprati: li ha trovati abbandonati, li ha salvati. Se oggi si prende cura di decine di cani, è solo perché quelle creature erano per strada, sotto la responsabilità delle amministrazioni.”

A conclusione, ha lanciato un messaggio chiaro:
“Chi si sostituisce allo Stato per colmare le sue mancanze non va perseguitato, ma sostenuto.”

Paolo De Sanctis, dal canto suo, ha definito “assurda” la vicenda:
“Conosco bene Giandomenico, ci sentiamo spesso. È una persona che vaccina, sterilizza, si occupa dei cani abbandonati. È paradossale che, invece di ricevere supporto, venga trattato come un criminale. In Italia ci sono individui che maltrattano animali senza subire conseguenze, mentre chi li salva finisce in caserma.”

Entrambi gli attivisti hanno rivolto un appello alle istituzioni, sottolineando come il randagismo non sia solo una questione etica, ma un serio problema di sanità e sicurezza pubblica.
“La presenza di cani randagi affamati non è inevitabile – ha ribadito Rizzi – è una responsabilità precisa delle amministrazioni. Se non si interviene, si rischiano conseguenze gravi.”

In chiusura, Rizzi e De Sanctis hanno esortato i cittadini a non voltarsi dall’altra parte e a sostenere attivamente chi ogni giorno si spende per salvare vite dimenticate.

Interviste tratte da lanuovacalabria.it

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